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lunedì 10 maggio 2010

Cosa, invece, ne pensano i metereologi

Il meteorologo Madrigali: l'inverno 2010 conferma la teoria di un'era glaciale imminente

Roberto Madrigali trova nei mesi trascorsi un'ulteriore conferma della propria teoria: la Terra si avvia verso una nuova glaciazione

Dai rilevamenti del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) l'inverno 2010 si classifica tra i più piovosi degli ultimi due secoli, al 23mo posto dal 1800 a oggi, preceduto solo dal 2009 se si considerano gli anni successivi al 1980. In Inghilterra è stato addirittura il più freddo dal 1979 anche se, a livello globale si colloca al 52mo posto tra i più caldi degli ultimi due secoli.
Il meteorologo toscano
Roberto Madrigali, noto per aver elaborato una teoria climatica fuori dal coro, sfida l'allarme sul riscaldamento globale.
«Abbiamo avuto un inverno caratterizzato da un tempo decisamente più perturbato rispetto, ad esempio, al decennio degli anni '80 - '90, anni in cui si assisteva al permanere di alta pressione per lunghi periodi. Precipitazioni record, nevicate, navi intrappolate dai ghiacci .... sono dati che dovrebbero far riflettere».
«Oggi, l’analisi del quadro meteorologico invernale rivela un'evoluzione della corrente a getto (jet stream) dell'atmosfera che, coadiuvata da un energico vortice polare in espansione, conduce fino alle basse latitudini irruzioni artiche e perturbazioni».
«Il clima della terra ha sempre subito variazioni cicliche. Periodi freddi si sono alternati con altri più caldi.
Oggi ci troviamo di fronte a un'inversione di tendenza rispetto ai decenni passati e l'inverno 2010 conferma il trend: si sta evidenziando una chiara offensiva della grande circolazione generale dell’atmosfera, rivolta senza mezzi termini, ad un raffreddamento progressivo ed inesorabile. Queste ed altri variabili ci confermano che la Terra è avviata alla sua fase climatica terminale, scandita da un grande variabilità termica, tipica dell'era interglaciale».
Se così fosse, il 2010 a che punto dell'era interglaciale si colloca?
«Stiamo attraversando la parte finale dei circa 12.000 anni che caratterizzano la durata di un'era interglaciale. Al punto in cui siamo giunti, ogni nuovo intervallo verso il freddo potrebbe essere quello scatenante l'avvio di una
nuova era glaciale, causando l'innesco del 'punto di non ritorno'».

Gli oceani del pianeta ricoprono circa il 70% della superficie della Terra. Il volume del mare è immenso e contiene molto calore. Parte di questo calore per opera delle correnti marine è trasferito dalle aree calde vicino all’Equatore ad aree più fredde a nord e a sud. Questo trasporto di calore è essenziale per le condizioni climatiche e meteorologiche nelle aree più fredde, poiché esse ricevono proprio dalle correnti marine la maggior parte del calore. Le condizioni climatiche e meteorologiche sono determinate generalmente dagli oceani.

La Corrente del Golfo porta calore nel Nord Atlantico ed ha un impatto considerevole sul clima europeo. La salinità della Corrente del Golfo è una precondizione fondamentale per consentire la formazione di acque profonde nel Norskhavet / Mare del Nord e nel Groenlandshavet / Mare della Groenlandia.

Le condizioni climatiche e meteorologiche in Europa dipendono molto dalla Corrente del Golfo che dal mare al largo della Florida porta calore al Nord Europa raggiungendo prima l’Islanda, poi le isole Faroer e il nord della Norvegia. In queste parti dell’Oceano Atlantico l’atmosfera è riscaldata dalla Corrente del Golfo. L’aria calda soffia attraverso l’Europa con venti da ovest. Per questo motivo l’Europa ha inverni più miti.

Ma perché le acque calde vengono portate così a nord? La spiegazione risiede nel fenomeno della formazione di acque profonde nel Nord dell’Atlantico.

Nel Mare del Nord e nel Mare della Groenlandia, l’acqua di superficie discende per diversi chilometri fino a raggiungere il fondo dell’oceano per poi dirigersi nuovamente verso sud. La discesa dell’acqua di superficie determina l’arrivo di nuova acqua di superficie da sud. Questa corrente da sud è la Corrente del Golfo.

La formazione di acque profonde nel Nord Atlantico è come una pompa gigantesca. Essa è responsabile della creazione di una corrente marina di profondità che agisce sotto correnti di superficie ben note e che interessa l’intero pianeta. Prima che le acque profonde del Nord Atlantico ritornino in superficie, riapparendo in luoghi diversi, anche nell’Oceano

Pacifico, trascorrono molte centinaia (forse persino migliaia) di anni.

Ma per quale motivo le masse d’acqua nel Nord Atlantico scendono in profondità? Cosa determina il funzionamento ininterrotto della pompa?

L’illustrazione mostra il flusso dell’acqua di superficie calda da sud a nord. L’acqua scende in profondità in prossimità del fronte di ghiaccio polare e poi scorre nuovamente verso sud.

La discesa è accelerata quando l’acqua di superficie ghiaccia. Il sale nell’acqua di superficie si libera dal ghiaccio e si aggiunge all’acqua proprio sotto il ghiaccio che si è appena formato. L’aumento nella salinità dell’acqua porta anche un aumento di densità dell’acqua. Quindi è l’aumento di salinità il fenomeno che determina la discesa di acqua in profondità.

La pompa salina attira acqua calda e salata da sud (la Corrente del Golfo) e spinge acqua fredda e salata di profondità verso sud.

La discesa in profondità è dovuta a due fattori:
L’acqua di superficie contiene sale
L’acqua di superficie ghiaccia e si scioglie nuovamente

Il Nord Atlantico si caratterizza per una bassa salinità quindi la Corrente del Golfo deve fornire sempre nuova acqua salata per far funzionare la pompa; ecco il perché del nome: pompa salina. Il funzionamento della pompa è determinato anche dal fatto che l’acqua ghiaccia e poi si scioglie nuovamente. Il meccanismo si può riassumere in cinque fasi:

1. E’ fornita acqua calda e salata di superficie
2. L’acqua di superficie ghiaccia e si libera sale
3. L’acqua fredda salata scende verso il fondo
4. Da sud arriva nuova acqua salata
5. Il ghiaccio si scioglie nei periodi caldi

ecc.

Affinché la pompa salina possa funzionare con efficacia è essenziale che la profondità del mare sia notevole. È quindi importante che la calotta glaciale si trovi nelle aree di fondale profondo del Nord Atlantico, ossia nel Mare di Groenlandia e nel Mare del Nord.

La temperatura media dell’atmosfera è in aumento costante ormai da molti anni. Si discutono le ragioni di questo riscaldamento globale e in che misura possa essere causato dall’inquinamento provocato dall’uomo.

Gli esperti di climatologia e gli oceanografi temono che un clima più caldo possa avere conseguenze inattese sulla formazione di acque profonde nel Nord Atlantico.

A sinistra sono rappresentate le ben note correnti di superficie di acqua fredda e calda. Notare le correnti fredde sul fondo dell’oceano che vengono spinte verso sud dalla pompa salina.

Temperature più elevate nell’atmosfera sposteranno il fronte dei ghiacci polari verso nord e più vicino alla terraferma. Il fronte di ghiaccio, allontanandosi dai tratti di mare profondi tra la Groenlandia e la Norvegia ed entrando in acque più basse, può determinare una sostanziale riduzione della forza della pompa salina.

Se la pompa salina perde in potenza, diminuirà in proporzione anche la fornitura di acqua salata calda verso il Nord Atlantico per opera della Corrente del Golfo. La salinità dell’acqua diminuirà ed anche la potenza della pompa salina diminuirebbe ulteriormente.

Tale processo potrebbe determinare una glaciazione rapida e permanente delle acque a nord dell’Islanda e delle Isole Faroe. A questo punto la pompa salina e la Corrente del Golfo non potrebbero più portare calore nelle acque a nord dell’Islanda. Le temperature in queste aree diminuirebbero fino a un livello più basso rispetto a quello attuale determinando, in nord Europa, un clima significativamente più freddo, forse vicino a quello dell’Era Glaciale.

Attualmente si tratta solo di ipotesi, ma gli scienziati hanno scoperto che l’Era Glaciale più recente ebbe inizio improvvisamente, 130.000 anni fa. Potrebbe essersi originata in questo modo. In ogni caso, nessuno lo può dire con certezza.

domenica 9 maggio 2010

Una nuova era glaciale

Da anni gli scienziati si interrogano sul ruolo fondamentale della corrente atlantica, che rappresenta un meccanismo di scambio tra acque gelide polari e acque temperate sub tropicali, responsabile del clima mite nord europeo. Se questo processo si interrompesse il nord Europa comincerebbe a raffreddarsi e questo potrebbe costituire il "germe" o l'innesco di un nuovo processo di raffreddamento globale. Ironia della sorte il riscaldamento di questi ultimi trent'anni potrebbe essere la causa principale di questo blocco.
Le glaciazioni che hanno interessato il nostro pianeta sono più di cinque, la prima risalirebbe al Carbonifero, un piano dell'era più antica del pianeta, il Paleozoico (oltre 500 milioni di anni fa). Sono comunque quelle del quaternario o Neozoico, l'era più recente, ad essere state meglio studiate. Esse sono come dicevamo almeno cinque (l'ultima risale a 10.000 anni fa) e si caratterizzano dall'aver avuto tra l'una e l'altra dei periodi lunghi, anche migliaia di anni, con clima molto mite, anzi, decisamente più caldo dell'attuale, fin anche di tipo subtropicale nel Mediterraneo. Potrebbe essere stata proprio quell'anomalia termica positiva a determinare la risposta glaciale successiva? Molti scienziati pensano di si. Il problema è identificare, se ce n'è stato uno, il punto di partenza di un simile processo di deterioramento climatico. Ad oggi il principale meccanismo naturale non atmosferico in grado di rappresentare una vera e propria valvola di sicurezza per il nostro clima è il famoso corrente atlantica. Senza addentrarci in spiegazioni troppo complesse diremo che il corrente atlantica è un processo messo in moto dal continuo affondamento alle latitudini sub polari di acqua fredda verso il fondo dell'oceano. Un affondamento che induce un richiamo superficiale di acqua più mite dalle latitudini temperate.
La continua sostituzione di acqua superficiale fredda con acqua più calda mantiene uno status climatico ottimale laddove si risente di questo flusso di ritorno. Il settore interessato dagli effetti benefici del corrente atlantica è praticamente tutto il nord Atlantico e gran parte dell'Europa fino alle latitudini più settentrionali. I nostri inverni sono molto più miti infatti, a parità di latitudine, di quelli americani ma quel che conta è che qualsiasi perturbazione proveniente dal nord Atlantico non porta mai il gelo sui nostri paesi perchè attraversa un settore oceanico mitigato dalle acque calde di cui parlavamo sopra.

Proprio durante il corso di quest'ultimo inverno abbiamo potuto toccare con mano la differenza tra un flusso atlantico che non c'è stato se non all'inizio ed un flusso settentrionale continentale, atavicamente lungo che ha portato per più di 40 giorni consecutivi ripetute ondate di freddo con gelo e neve sul nostro paese.

Per meglio spiegare:
grazie alla mitezza delle acque superficiali del nord Atlantico, l'Europa ha degli inverni mediamente miti perché generalmente il motore autunnale ed invernale sta sull'Atlantico. Cosa succederebbe se all'improvviso o nell'arco di pochi decenni il corrente atlantica si fermasse?

La temperatura superficiale del nord Atlantico scenderebbe mentre salirebbe nei settori meridionali per esempio in prossimità delle coste occidentali europee o nord africane. Questo probabilmente influirebbe sulla posizione delle grandi figure bariche dominanti nel nostro emisfero, per esempio sulla posizione dell'anticiclone delle Azzorre che potrebbe salire oltremodo verso nord grazie alla superficie del mare più fredda.

Nel contempo una grossa area ciclonica, grossa almeno quanto quella che normalmente si forma nel nord Atlantico nel periodo invernale, potrebbe instaurarsi alle medie e basse latitudini per l'effetto proprio dell'arrivo di correnti fredde da Nordest innescate dalla posizione dell'anticiclone.

Questo nuovo assetto potrebbe costituire l'innesco di una serie di mutamenti climatici estremi in cui si inserirebbero anche estati particolarmente calde sull'Europa e particolarmente fredde sul nord America e sul Canada ma anche sulla Groenlandia e sull'Islanda circondate da acque marine che andrebbero progressivamente a gelare per un allargamento della banchisa.

Probabilmente la stessa Islanda tenderebbe poi con gli anni ad unirsi alla Groenlandia con un lungo ponte di ghiaccio che sostituirebbe lo stretto di Danimarca. A quel punto le estati comincerebbero ad essere sempre meno calde e più brevi oltre il 50° parallelo. Il gelo nell'arco di pochi anni abbraccerebbe gran parte del mar glaciale artico estendendosi al mar della Norvegia.

E' facile intuire le conseguenze di un simile allargamento del fronte dei ghiacci polari sul clima europeo. In inverno tutte le perturbazioni, sia quelle provenienti dal nord Atlantico ma soprattutto quelle provenienti dal mare del Nord porterebbero gelo e neve non trovando alcun riscaldamento lungo il loro percorso. La Scozia gelerebbe, l'Inghilterra sarebbe colpita da continue bufere di neve che grazie al contributo umido dell'oceano produrrebbero colossali accumuli. Stessa situazione in Scandinavia e e sui paesi Baltici.

Nel contempo gli inverni americani diverrebbero ancor più rigidi trovando una continuità spaziale verso il comparto europeo ed unendosi con gli inverni russi attraverso la pianura di ghiaccio che attraverserebbe senza interruzione il Canada la Groenlandia ed il Mar glaciale Artico. Tale cintura di gelo altro non farebbe che abbassare ulteriormente la temperatura di tutto l'emisfero settentrionale. Nel giro di pochi anni l'intera Europa centro settentrionale, il Nord America e l'Asia centro settentrionale gelerebbero completamente.

Il Mediterraneo perderebbe la sua mitezza e si raffredderebbe causando la scomparsa dell'omonimo clima. I ghiacciai alpini crescerebbero a dismisura fino a raggiungere con i fronti più avanzati le pianure settentrionali. Le città pedemontane scomparirebbero sotto una coltre di neve e per le città di pianura la situazione sarebbe poco diversa. Le estati sarebbero brevissime e spesso perturbate, gli inverni rigidi, lunghi e nevosi. Ma il rischio più grande sarebbe quello economico , una catastrofe che non lascerebbe scampo.

Questo scenario apocalittico è l'ipotesi più accreditata dagli scienziati nel caso in cui il corrente atlantica dovesse bloccarsi. Ma perchè dovrebbe farlo? Perchè il pianeta si sta riscaldando e le calotte polari si stanno sciogliendo.
Se il processo di riscaldamento continuerà per esempio anche con una sequela di estati caldissime come quella del 2003, le acque dolci di scioglimento delle calotte polari invaderanno i settori sub polari sostituendosi in superficie a quelle miti e temperate provenienti dai tropici. Essendo infatti queste ultime salate tenderebbero per densità a stare sotto quelle dolci interrompendo il processo di mitigazione. Da qui si capisce che la chiave di volta di un'eventuale nuova glaciazione potrebbe essere proprio il settore nord Atlantico ed europeo. Esso costituisce infatti la più grande soluzione di continuità continentale alle alte latitudini. Ricordiamo infatti che America e Asia sono separate soltanto dal brevissimo stretto di Bering a nord del quale è già Mar glaciale artico.
Mentre America ed Europa sono molto distanti tra loro. Proprio questa distanza consente l'esistenza del corrente atlantica. Esiste quindi una discontinuità sia geografica che climatica ma la discontinuità geografica è fatta di acqua che in caso di congelamento diverrebbe di fatto porzione di continente. Naturalmente sono tutte teorie, confutabilissime ma non per questo scartabili, non dimentichiamoci che sono cose già accadute, e questa non è teoria. Ci fu un tempo in cui le palme crescevano in Siberia, un tempo in cui l'Italia era un arcipelago tropicale circondato da enormi barriere coralline. Tutto può e dovrà ancora accadere...

2012: cosa ci dice la scienza



Gli scienziati hanno scoperto che la Corrente del Golfo, (quella potente corrente oceanica calda di vitale importanza per la mitigazione del clima nei paesi europei che si affacciano sull'Oceano Atlantico che nasce in prossimità del golfo del Messico), si è affievolita.
A mano a mano che il riscaldamento globale farà aumentare la temperatura del pianeta, molti climatologi temono che l'afflusso di grandi quantità di acqua dolce liberata dal disgelo della coltre glaciale della Groenlandia e di altre regioni, sia in grado di bloccare la “corrente sincronica” esponendo molte nazioni al gelo.

Uno studio dettagliato delle correnti nell'oceano Atlantico ha rivelato che nel novembre del 2004 un braccio delle corrente del Golfo si è fermato all'improvviso per una decina di giorni senza spiegazione.

I monitoraggi dei ricercatori hanno anche dimostrato che il gigantesco volume della corrente solitamente equivalente a circa sessanta flussi del Rio delle Amazzoni è drasticamente sceso.
Il flusso della circolazione delle correnti nell'Atlantico si era ridotto di circa sei milioni di tonnellate al secondo dal 1957 al 1998, come già rilevato dagli studi del prof.
Harry Bryden del National Oceanography Center a Southampton.
Sedici stazioni di rilevamento subacquee, distribuite a diverse profondità nell'Atlantico, tra la Florida e il Nord Africa, hanno confermato che la tendenza persiste, anche se ultimamente si osserva una leggera ripresa. Rimane, però quello stop inspiegabile nel millenario moto della corrente del Golfo.

Gli scienziati concordano sul fatto che la nuova era glaciale non arriverà da un giorno all'altro ma dilazionata nel tempo.
Senza questa barriera protettiva le temperature medie delle coste europee crollerebbero in qualche caso anche di 10 gradi.
Si calcola che se la corrente del Golfo rimane debole come adesso, in un decennio la Gran Bretagna diventerà più fredda di un grado, mentre uno stop definitivo porterebbe a un crollo di 6 gradi in vent'anni.

Se tale evento dovesse ripetersi nuovamente per più giorni i danni climatici saranno incalcolabili quindi bisogna dar vita al più presto ad una nuova rivoluzione industriale attraverso l'impiego delle energie alternative prima che sia troppo tardi!Ipoteticamente parlando dalla glaciazione si potrebbero salvare per quanto riguarda l'Italia solo alcune regioni del Nord Ovest protette dalla catena alpina: un baluardo della natura anch'esso da tutelate dallo scempio dell'uomo in quanto un suo deterioramento in particolare la parte occidentale (alpi Marittime, Cozie e Graie) consentirebbe alla massa di aria fredda di valicarle impedendo magari anche la nascita del vento di Fon battezzato il "dottore" della rosa dei venti per le sue molteplici qualità.
Non è poi così assurdo immaginare che in un futuro, vicino o lontano che sia, la Terra si troverà ad affrontare la sua sesta era glaciale.